CASO DI STALKING. Le presunte vittime dell'attività di spionaggio hanno presentato un'articolata querela in procura
L'investigatore privato e il figlio avrebbero tormentato la coppia con i pedinamenti. La replica: «Assurdo, ho fatto il mio lavoro»
26/08/2012
Colpo di scena nella vicenda delle microspie scoperte da una coppia. Il secondo in pochi giorni. Le presunte vittime del pedinamento, infatti, avevano sporto denuncia in procura contro ignoti; ora si dicono certe di poter dare un nome alle persone che le avrebbero tormentate. Per questo, integrando la querela, hanno di fatto denunciato per stalking un investigatore privato e suo figlio, che avrebbe agito almeno in un'occasione con lui. Determinante nella fase di identificazione sarebbe stato Facebook. Di fatto, c'è che Fabio Rintuzzi, noto 007, titolare della “Det 24 investigazioni” di Cittadella, e suo figlio Mattia potrebbero essere a breve iscritti sul registro degli indagati con l'ipotesi di atti persecutori nei confronti di Diego Stimamiglio e di Elena Fabris. IL CASO. Stimamiglio e Fabris (che sono assistiti dall'avv. Anna Sambugaro), amici e colleghi di lavoro - si occupano della distribuzione di giornali pubblicitari - nelle scorse settimane si erano resi conto che qualcuno li stava controllando. Un uomo, anche accompagnato da un ragazzo più giovane, stazionava nelle vicinanze dell'abitazione della donna, che vive in città, e li seguiva in macchina. I due si erano spaventati: non li conoscevano e si chiedevano cosa volessero da loro. Fra i contendenti ci sarebbe stata anche una discussione: da una parte chi chiedeva spiegazioni, dall'altra chi avrebbe risposto a male parole. Stimamiglio aveva poi trovato sotto la scocca del suo furgone un apparecchio: l'aveva consegnato alla guardia di finanza che lo aveva sequestrato. Era un Gps, per la localizzazione degli automezzi, con possibilità - è la tesi accusatoria - di ascoltare anche le conversazioni. L'AMMISSIONE. I due avevano sporto denuncia contro ignoti per stalking; l'indagine è stata avviata dal pubblico ministero Cristina Gava. Quando la notizia era stata pubblicata dal nostro Giornale, Fabio Rintuzzi si era presentato in caserma per reclamare il suo Gps: «È mio, l'ho installato io. Sono un investigatore privato e sto compiendo un'indagine su mandato di un cliente. Era attivo solo il Gps, che è regolare. La legge ne consente l'utilizzo per indagini private». Sarà la procura a valutare nei giorni prossimi in merito alla richiesta di dissequestro. LA DENUNCIA. Nel frattempo, Stimamiglio e Fabris si erano convinti di aver riconosciuto Rintuzzi, padre e figlio. Lo avevano fatto dalle foto pubblicate su Facebook nei profilo dei denunciati. La notizia che lo 007 aveva reclamato la microspia non aveva fatto altro che convincerli di essere nel giusto. LA DIFESA. «Questa vicenda è assurda - commenta Rintuzzi -. Sono vent'anni che faccio questo lavoro e non ho mai visto nulla del genere. Conosco le regole che normano il mio mestiere e agisco nella legalità, anche perchè se travalico poi non posso utilizzare le prove raccolte. Fra l'altro, nel Gps c'è una sim-card intestata a me, non posso certo e non voglio sgarrare. Non è nel mio stile. Sono convinto che questa denuncia lasci il tempo che trova. Certo, se uno viene da me e mi chiede perchè sono vicino a casa sua non posso certo spiegargli che lo sto pedinando. Semmai, la mia impressione è che quando qualcuno ha qualcosa da nascondere cerca di confondere le acque e di far confusione. Io sto semplicemente lavorando, pedinare le persone fa parte del mio mestiere ed è assolutamente legittimo. Voglio andare in fondo a questa storia».
Diego Neri